I PARTICOLARI DELLE INDAGINI

L'agguato col fucile di Sanremo: ecco il perché della spedizione punitiva e chi sono gli arrestati

Sarebbe legato alla mancata restituzione di una collana, come pegno per un debito di droga, l’agguato col fucile di Sanremo

L'agguato col fucile di Sanremo: ecco il perché della spedizione punitiva e chi sono gli arrestati
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La restituzione di una collanina all'origine della spedizione punitiva

Sarebbe legato alla mancata restituzione di una collana, come pegno per un debito di droga, l’agguato col fucile messo a segno, poco prima della mezzanotte, dello scorso 18 giugno, in strada degli Olandesi, a Sanremo, da un commando di cinque persone (tutte incensurate), un componente del quale ha esploso due colpi di fucili, caricati a pallini, contro M.V. e O.S., che hanno riportato ferite rispettivamente guaribili in sessanta e venti giorni di prognosi.

Gli arrestati

Al termine delle indagini, i carabinieri hanno così arrestato due italiani: Angelo Bonfiglio, 56 anni, di Ceriana e Riccardo Berrica, 19 anni, di Ceriana e tre albanesi coinquilini abitanti a Ceriana: Ferrnando (detto Romeo) Shemuni, 35 anni e i fratelli Sergio e Klodian Kola.  Sono tutti accusati, in concorso, di lesioni gravi aggravate dall’uso del fucile e dalla premeditazione. Le indagini sono state realizzate grazie alla visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza; all’analisi dei tabulati e alle intercettazioni telefoniche. Gli investigatori hanno così accertato, che i cinque si erano fermati a bordo strada su un furgoncino Fiat Doblò, condotto da Bonfiglio (difeso dall’avvocato Luca Ritzu).

La dinamica dell'agguato

Laggiù, secondo quanto ricostruito avrebbero atteso l’arrivo dello scooter (un Yamaha TMax) che viaggiava in direzione opposta del furgone. In concomitanza al transito dei due, dal retro del furgone esce uno dei cinque arrestati (dalle immagini non si vedrebbe l’autore degli spari) che esplode i due colpi di fucile calibro 12.  M.V. riporta una ferita all’arto superiore sinistro, alla regione scapolare e al gluteo destro; O.S., un trauma da corpi estranei all'arto superiore sinistro. L’iniziale arresto per tentato omicidio in concorso viene quindi riqualificato in lesioni gravi. A quanto si apprende: O.S. avrebbe dovuto restituire la collana a Berrica.

I motivi dell'arresto

“L’arresto è stato effettuato tenuto conto della gravità dell’azione delittuosa, dalle modalità particolarmente allarmanti, avendo gli indagati programmato e realizzato con disinvoltura una vera e propria spedizione punitiva a scopo intimidatorio - si legge negli atti - agendo in più persone, mediante utilizzo di arma da fuoco anche illecitamente detenuta e per ragioni verosimilmente riconducibili a traffici di stupefacenti in cui sarebbe coinvolto anche O.S.”.

L'intercettazione telefonica

Determinante l’intercettazione di una telefonata avvenuta, il 5 luglio scorso (ore 23.16), in cui Bonfiglio, parlando a Berrica, pur non facendone il nome, racconta di essere stato fermato da O.S. (in compagnia del padre) il quale riferiva al genitore che quello in cui si trovava Bonfiglio era il furgone dal quale erano partiti i colpi. Ed è in questo frangente, che secondo gli investigatori emergerebbe la preoccupazione di Berrica, di essere fermati.

“Ah così ti ha detto? Santa madosca”, avrebbe detto a Bonfiglio, che comunque lo rassicura dicendo di aver fatto finta di non capire a cosa si stesse riferendo. Ed è proprio da quella conversazione che per gli inquirenti emergerebbe il movente della spedizione punitiva. Tenuto conto di precedenti pendenze per droga a carico della parte offesa o.s.: “benché molto giovane… già arrestato in flagranza lo scorso primo febbraio per detenzione ai fini di spaccio di cocaina”, i militari ritengono che la collana possa rappresentare un debito per droga contratto da Berrica. Bonfiglio e Kola dovranno comparire, domattina, davanti al gip Anna Bonsignorio per l’interrogatorio di garanzia.

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