Punto nascite sia a Imperia che a Sanremo nel piano socio sanitario
I dettagli nella riunione a Palazzo Bellevue. Due punti nascita e un numero dedicato ai pazienti cronici
Si è tenuta oggi, a Palazzo Bellevue, un'importante riunione tra l'assessore alla sanità di Regione Liguria, Angelo Gratarola e il territorio. Al centro dei lavori il piano socio sanitario ligure e le ripercussioni su Asl1.
Ostetrici sia a Imperia che a Sanremo: l'idea nel piano socio sanitario
Presenti anche il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, la sua vice Costanza Pireri e il direttore generale di Asl 1 Luca Filippo Maria Stucchi. Prima importante novità: sul fronte del Punto Nascita, oggetto di un acceso dibattito pubblico, nella paventata ipotesi di spostarlo da Imperia a Sanremo (a fronte di un grande investimento per l'allestimento del reparto di Asl1), la provincia di Imperia sembra andare nella direzione già percorsa da Genova. L'idea è quella di creare una struttura unica, con un unico primario, ma, come consente il Ministero, con due punti di erogazione dei servizi distinti.
"Se chiudessimo Imperia, la diaspora"
L'idea sarebbe quella di mantenere il punto nascite a Imperia e cercare personale per rendere operativa la struttura a Sanremo: il primo si occuperebbe di parti più complessi, mentre nella Città dei Fiori avverrebbero le nascite più fisiologiche. Il tutto, ovviamente, in attesa di concentrare il servizio nell'ospedale unico di Taggia, che però vedrà la luce non prima del 2028. «Abbiamo proposto questa novità al Ministero, nella città di Genova- ha detto l'assessore Angelo Gratarola-, el'ha accolta molto bene tanto che l'ha suggerita ad altre regioni che hanno lo stesso problema a fronte della riduzione delle strutture: ossia zone con punti nascita esistenti o che comunque esistevano, situati a una certa distanza l'uno dall'altro, che si intende far ripartire. Nel capoluogo è il caso di Villa Scassi e dell'Ospedale Evangelico., il tutto a livello temporaneo, in attesa di un nuovo nosocomio‘.
«Anche la provincia di Imperia va verso questa direzione- spiega Gratarola- , perché il punto nascita del capoluogo è molto delicato: ha pochi medici, tanto che l'Asl è costretta a ricorrere alle cooperative per coprire il servizio. Se decidessimo di chiudere il punto di Imperia, rischieremmo la diaspora dei professionisti, medici e infermieri, per una questione territoriale. Potrebbero essere tentati, addirittura, da Asl2. L'idea è appunto quella di mutuare i punti di erogazione doppi dalla città di Genova, se saremo capaci di trovare ginecologi per Sanremo, con punto di caduta temporale di cinque anni, la costruzione dell'ospedale unico di Taggia, durante i quali dovremmo essere capaci anche un po' di colorare fuori dai margini».
Un punto solo in provincia di Imperia, con la mancata apertura di Pietra Ligure, genererebbe un deserto da Sanremo a Savona, senza strutture in grado di far partorire in sicurezza le madri.
La battaglia in Parlamento
La sfida che ora attende Asl1 (e tutte le aziende a livello nazionale), è quindi reperire medici da impiegare nel servizio. In parte, Regione Liguria intende collaborare con l'Università di Genova per reperire nuove leve da impiegare nel sistema sanitario ligure, ma la battaglia si combatte anche alla Camera dei Deputati, con un ordine del giorno presentato dall'Onorevole Ilaria Cavo (Noi moderati), ex assessore regionale, per istituire le "Asl disagiate". Ossia, quelle aziende sanitarie che nonostante abbiamo volto tutte le pratiche necessarie a rinfoltire i ranghi, si trovino comunque in mancanza di personale, che sarebbero destinatarie di contributi ulteriori. Nel novero delle Asl svantaggiate ci sarebbero anche quelle di confine, che devono combattere la concorrenza dei contratti migliori degli Stati vicini. In Liguria, la tentazione arriva dalla Francia, ma sono nel novero anche Austria e Svizzera per Lombardia e Trentino, ad esempio. In tal senso, si è mossa giusto ieri la giunta della Lombardia, con contributi speciali alle sue aziende sanitarie di confine.
Il 116117 nel piano socio sanitario
Novità anche sul fronte della rivoluzione territoriale introdotta dal decreto ministeriale 77, che ha portato sul territorio le case di comunità e le centrali operative territoriali. Asl 1 sperimenterà, infatti per prima il 116117 ( pronuncia centosedicicentodiciassette), numero armonizzato europeo, a cui i pazienti affetti da patologie croniche possono richiedere prestazioni non urgenti. La pratica sarà gestita con la presa in carico del malato dalla Centrale Operativa territoriale. La sede principale sarà a Genova e avrà diverse declinazioni territoriali. Il numero è attivo in una manciata di regioni italiane e, in Liguria, necessiterà di un anno di sperimentazione, al termine del quale, in caso di esito positivo, sarà esteso a tutta la Regione.
Davide Izetta