Turbativa d'asta giudiziaria: 7 indagati, parla l'avvocato nel mirino della Procura
Sette persone sono state indagate dalla Procura di Imperia, in una vasta indagine condotta dalla guardia di finanza
Turbativa d'asta giudiziaria nella vendita di immobili
Sette persone sono state indagate dalla Procura di Imperia, in una vasta indagine condotta dalla guardia di finanza, che ha permesso di smascherare una presunta "combine" organizzata con l'obiettivo di vendere immobili oggetto di pignoramento del tribunale di Imperia, prima dell'asta giudiziaria, nell'ambito della procedura stragiudiziale cosiddetta "saldo e stralcio". Tutto bene, se non fosse che in alcuni episodi, secondo l'accusa, era già stato emesso avviso di asta.
Sette le persone indagate dalla Procura
Nei guai ci sono due consulenti immobiliari abusivi (sprovvisti del patentino), sottoposti agli arresti domiciliari, con agenzia a Vallecrosia; tre avvocati (per uno dei quali è stato disposto il divieto di esercitare l'attività professionale per un anno); l'impiegato di uno studio notarile e una collaboratrice dei due consulenti. Le accuse sono, a vario titolo, di: turbativa d'asta, rivelazione di segreto d'ufficio, esercizio abusivo attività professionale, contraffazione delle pubbliche autenticazioni (articolo 469 cp) e furto aggravato di documentazione.
Una ventina i tentativi di vendita di immobili, tra cui le ex Terme di Pigna, all'interno delle quali si era verificato anche un misterioso furto di documenti. Due, però, sono al centro dell'inchiesta coordinata dal procuratore di Imperia, Alberto Lari, con il sostituto Antonella Politi. "Ho risposto alle domande del gip (Paolo Luppi, ndr) - afferma l'avvocato (difeso dal legale Giovanni Di Meo) nei confronti dei quale è stata emessa la misura cautelare - ho ritenuto di chiarire la mia posizione ed è stata presentata istanza di revoca del provvedimento cautelare, di cui siamo in attesa del relativo esito. Ho sempre agito nell'interesse della procedura ed ho valutato di volta in volta la documentazione che potevo diffondere".
La ricostruzione delle accuse
Secondo l'accusa: una volta saputo che un immobile era destinato all'asta, l'avvocato informava l'agenzia immobiliare che, acquisite foto e dati catastali, lo metteva in vendita su un portale. Se, poniamo caso, l'immobile valeva 100, veniva venduto a 60, sapendo che all'asta avrebbe fruttato 50 e, nel caso di incanti andati deserti, anche meno. Una volta acquisito il cliente, a chi contattava l'agenzia in seguito veniva comunicato che l'immobile era stato venduto.
Una procedura che viaggia sul filo della giustizia
Le indagini hanno preso le mosse dalla querela di un soggetto esecutato, accortosi che la sua casa, già oggetto di procedura esecutiva da parte del tribunale di Imperia, era in vendita sul sito internet di un'agenzia immobiliare della provincia, senza che quest'ultima fosse stata dallo stesso incaricata della vendita.
E' poi emerso che i due consulenti, nonostante non avessero mai ottenuto la relativa abilitazione professionale, gestivano la propria attività commerciale facendola apparire come una vera e propria agenzia immobiliare, dotata di uffici con proprie insegne nonché di un sito internet, dove venivano millantati partenariati con la Regione Liguria, il tribunale di Imperia e piattaforme digitali operanti nello specifico settore.
Sfruttando la visibilità di un noto portale internet
di compravendite immobiliari, estraneo alla vicenda, gli indagati pubblicavano annunci, con informazioni di dettaglio e fotografie di immobili in realtà posti all'asta dal tribunale di Imperia, poiché pignorati, indicandone un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato e, dopo aver acquisito il potenziale compratore, allontanavano i successivi soggetti interessati, comunicando l'avvenuta vendita dell'immobile o l'esistenza di trattative ormai in fase avanzata, omettendo di riferire all'interlocutore di turno che, trattandosi di un immobile oggetto di procedura esecutiva, chiunque, a prescindere dagli accordi commerciali sottoscritti dalla predetta agenzia, avrebbe potuto liberamente partecipare al pubblico incanto.